Premier League, il Manchester City intende fare causa alla lega per le norme sul Fair Play Finanziario

In quella che si prevede essere un'estate bollente, il Manchester City fa causa alla Premier League: contestate come discriminatorie alcune norme legate al Fair Play Finanziario

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La notizia della settimana arriva direttamente dall’Etihad Stadium, dove il Manchester City ha deciso di intentare una causa contro la Premier League in quella che si prepara ad essere la battaglia legale dell’estate per il calcio inglese. Stando a quanto riporta il Times, infatti, il City scenderà in tribunale a partire dal prossimo lunedì allo scopo di porre fine alle Associated Party Transaction rules imposte dalla massima serie.

Nel caso in cui il Manchester City dovesse vincere questa sua battaglia legale che, nonostante le molteplici risposte negative di diversi club membri della Premier League, è stata supportata anche da Newcastle e Aston Villa, gli attuali campioni d’Inghilterra cercheranno anche di chiedere un importante risarcimento danni nei confronti della massima serie. Insomma, uno scenario davvero complicato al quale porre grande attenzione.

Premier League, per cosa fa causa il Manchester City

Tramite il processo che comincerà il prossimo lunedì, il Manchester City intende costringere la Premier League a rivedere le normative sulle sponsorizzazioni collegate a terze parti (APT). Questa norma, particolarmente limitante per grandi multinazionali dello sport come il City Group, era stata introdotta nel dicembre 2021 per limitare i possibili “giochi di prestigio finanziari” della nuova proprietà del Newcastle.

Nello specifico, lo scopo delle APTs sarebbe quello di evitare che i club beneficino di accordi commerciali a prezzi fuori mercato con società legate alla proprietà del club. Il Manchester City, in questo senso, è una delle squadre più colpite dalla norma avendo almeno quattro dei dieci principali sponsor del club collegati agli Emirati Arabi Uniti e allo sceicco al-Mubarak (tra questi spicca Etihad Airways, ndr).

Nelle 165 pagine presentate dal City contro la Premier League e le APTs, il club si definirebbe come “discriminato” dalla massima serie e da “tutti quei club rivali che non vedono di buon grado le proprietà del Golfo persico“. Stando a ciò che sostengono i legali dei Cityzens, dunque, la Premier League avrebbe definito queste norme con il benestare di una sola parte dei suoi membri e allo scopo di penalizzare i restanti club.

Prima di scendere in ulteriori dettagli, però, è bene specificare che la Premier League necessita – come da statuto interno – della maggioranza assoluta dei voti (cioè di 14 su 20) prima di introdurre, modificare o abrogare le proprie norme. Il Manchester City, inoltre, è attualmente sotto accusa per aver violato il Fair Play Finanziario stabilito dalla stessa massima serie inglese.

Premier League, l’altra battaglia legale del City

Come detto, oltre che sul campo e in sede di calciomercato, l’estate del Manchester City passerà anche dalle aule di tribunale. Se il processo contro la Premier League prenderà il via il prossimo lunedì, gli avvocati dei Cityzens dovranno poi tornare a concentrarsi anche su quello che è il caso più scottante degli ultimi tempi: la apparente violazione di ben 115 norme del Fair Play Finanziario.

Dopo una lunga trattativa, infatti, City e Premier si sono accordate per far iniziare il processo – le cui prime accuse risalgono addirittura al 2018 – durante il corso del prossimo mese di novembre. Ciò che la massima serie contesta al club di Manchester è, a grandi linee, la mancata cooperazione tra le parti in causa, oltre all’offuscamento di alcuni dati finanziari riguardanti le ultime stagioni sportive.

Nello specifico, l’accusa chiede di sanzionare il City per: l’incapacità di fornire informazioni e rapporti finanziari accurati per i compensi agli allenatori e ai giocatori tra le stagioni 2009-10 e 2017-18; le violazioni delle norme finanziarie imposte da Premier League e UEFA; e per la mancata collaborazione con le indagini della massima serie sulla questione tra il 2018 e il 2023.

Dovessero essere confermate tutte queste accuse – che il club smentisce – il Manchester City, al termine delle sei settimane di processo, rischierebbe diverse sanzioni tra cui: diverse e cospicue multe, la sottrazione di punti in classifica, la retrocessione in altre categorie.

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