Stemma d’Identità, Wolverhampton: da sempre, i lupi delle Black Countries

Torna Stemma d'Identità e lo fa con una tappa tra le fabbriche delle Black Countries; proprio lì dove, dal buio, esce la luce portata dai lupi del Wolverhampton

La nostra rubrica Stemma d’Identità torna e lo fa con uno dei club più affascinanti d’Inghilterra, il Wolverhampton. Membri fondatori della Football League nel lontano 1888, i Wolves si distinguono da buona parte delle altre realtà presentate fin qui per aver cambiato numerose volte il loro logo nel corso del tempo.

A differenza di ciò che abbiamo visto in altri casi, tra cui anche l’ultimo, dell’Ipswich Town (puoi trovare qui l’articolo), i Wanderers hanno adottato ben sette stemmi diversi nel corso della loro storia ultracentenaria. Ad eccezione di uno di questi, però, il simbolo che non è mai venuto a mancare all’interno di questi loghi è quello del lupo, vero segno distintivo del club in tutta la sua esistenza.

Stemma d’Identità: il lupo e l’old gold, i segni distintivi di un’intera città

Situata nelle Black Countries, le buie colline delle Midlands oscurate dal fumo delle fabbriche, la città di Wolverhampton ha, fin dalle origini, tessuto un rapporto strettissimo con la propria squadra di calcio. Nonostante negli anni successivi alla fondazione i colori dominanti del club fossero il bianco e il rosso, presi come omaggio alla chiesa di St Luke, da sempre il Wolverhampton si identifica con le tinte oro e nero.

La motivazione dietro l’utilizzo di questi due colori è da ricercarsi nel motto del gonfalone cittadino: “out of darkness cometh light“, “dalle tenebre esce la luce”. L’oro, infatti, rappresenta la luce, mentre il nero le tenebre; un mix perfetto per rappresentare una città con forti radici operaie ma che, nel contesto delle Midlands, ha sempre provato ad avere una marcia in più rispetto alle concorrenti.

Lo stendardo della città, oltre a dare i natali ai colori sociali dei Wolves, è diventato anche il primo logo usato dal club nel corso della sua storia. A partire dalla fine degli anni Venti – e fino allo scoppio della II° Guerra Mondiale – i lupi giocavano proprio con il loro gonfalone cucito sul petto nelle gare più importanti. Fu soltanto a partire dagli anni Settanta che le cose cambiarono.

In quel periodo, infatti, lo stemma della città venne sostituito da quello della sola squadra di calcio, ovvero da una “doppia W” (di Wolverhampton Wanderers, ndr) sovrastata da un lupo stilizzato. Queste modifiche durarono poi qualche anno, fin quando il club non decise di affiancare altri due lupi a quello precedente, così da conferire maggior aggressività al logo di una squadra che, negli anni Cinquanta, dominava sia in Inghilterra che in Europa.

Stemma d’Identità, la transizione verso il logo moderno del Wolverhampton

La grande novità stilistica, nel logo del Wolverhampton, arriva nel 1979 quando, al posto dei tre animali stilizzati, compare per la prima volta il volto del lupo a sovrastare la scritta “Wolves“. Da quel momento in avanti, ad eccezione del triennio 1993-96, in cui a tornare fu lo stendardo della città, i Wanderers non hanno più abbandonato questo simbolo per riconoscersi e presentarsi al mondo.

Le modifiche occorse durante gli anni, infatti, sono sostanzialmente di puro contorno. Tra il 1989 e il 1993, ad esempio, il club decide di inscrivere il volto del lupo in una base semi-triangolare dipinta in arancione e bianco. Dal ’96 al 2002, invece, la stessa base venne trasformata su pianta esagonale (su sfondo ora completamente arancione) con, alle estremità del logo, le lettere “FC” di “football club“.

L’ultimo restyling dello stemma avvenne proprio nel 2002 quando a scomparire furono le iniziali “FC” e il volto del lupo – sempre tinto di nero – si ricollocò al centro di un esagono su sfondo arancione. Nonostante gli oltre vent’anni e la grande moda innovatrice degli ultimi tempi, il Wolverhampton non ha più cambiato il proprio logo, rendendo sempre più forte l’attaccamento dei tifosi al proprio simbolo distintivo.

A proposito dello stemma, i Wolves, nel 2019, hanno anche vinto una causa circa il copyright dello stesso. Il 71enne costruttore edile locale, Peter Davies, aveva citato i Wanderers per plagio, poiché – sosteneva – quel logo esagonale l’aveva disegnato già negli anni Sessanta durante un compito di fisica svolto a scuola. Il tribunale, alla fine, ha dato ragione al club, costringendo Davies a pagare le spese legali per un totale di oltre 450mila sterline.

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