Crystal Palace e Bologna: perché una Coppa Italia come la FA Cup deve essere la priorità

La vittoria del Bologna in Coppa Italia è la prova definitiva della necessità di porre al centro del calcio italiano la Coppa nazionale, proprio come lo è la FA Cup in Inghilterra

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1861 e 1974. Questi due anni legano indissolubilmente due squadre distanti centinaia di chilometri ed appartenenti a due differenti leghe professionistiche. E a partire da questo mese, anche al 2025 verrà riservato un posto d’onore nella storia di Crystal Palace e Bologna. Per quale motivo? La squadra di Oliver Glasner è riuscita nell’impresa di vincere il primo trofeo nazionale della sua storia (il Palace venne fondato nel 1861 quale club amatoriale, per poi diventare professionista nel 1905, ma è la prima data a comparire anche nello stemma del club). Il Bologna, invece, attendeva un trofeo dal 23 maggio 1974.

Quel giorno vinse la Coppa Italia battendo in finale il Palermo tra le polemiche (manco a dirlo). Le lacrime di gioia dei tifosi di queste due squadre che da anni attendono un successo (o che mai lo avevano raggiunto) hanno fatto il giro del mondo ed ancora una volta pongono al centro la questione della centralità della Coppa Nazionale che per alcuni vale tanto, per altri è solo un portaombrelli.

FA Cup e Coppa Italia: il cammino di Crystal Palace e Bologna

Nel format della FA Cup (e qui già la prima grande differenza con la Coppa Italia) le 20 squadre di Premier League entrano nella competizione a partire dal terzo turno (32 esimi di finale). Per la strada verso Wembley la banda di Glasner ha dovuto sbarazzarsi, nell’ordine, di Stockport County, Doncaster Rovers, Millwall, Fulham e Aston Villa per un totale di cinque sfide prima del gran finale contro il Manchester City. Un percorso iniziato a gennaio, culminato nell’appuntamento di Wembley.

Essendosi piazzato tra le prime otto della Serie A 2023-2024, il Bologna ha iniziato la sua avventura in Coppa Italia a partire dagli ottavi di finale, superando Monza, Atalanta ed Empoli. Esordio a dicembre per un totale di quattro partite, finale compresa: due in meno rispetto al Crystal Palace. Già su questo è evidente la differenza: meno impegni, meno disturbo. Sì, perché la Coppa Italia è un disturbo, nulla più.

Coppa Italia al centro del calcio italiano, come la FA Cup in Inghilterra: quali benefici?

Le scene di giubilo della tifoseria del Bologna sono finite sulle prime pagine di tutti i quotidiani sportivi italiani. Sono però bastati appena un paio di giorni per far svanire nel nulla l’entusiasmo, né qualcuno si è degnato di sottolineare il significato di questo successo. A pensarci bene, la Coppa nazionale riveste la funzione di rappresentare il movimento calcistico molto più del singolo campionato che, al contrario, è espressione di una minima parte di esso. Per non parlare poi della dubbia utilità della Coppa Italia Serie C e della Coppa Italia Serie D la cui presenza non fa altro che accentuare questa frammentazione.

Allargare dunque la partecipazione alla Coppa Italia alle società di calcio dalla Serie A alla Serie D e prevedere dei turni preliminari ed extra-preliminari per le serie inferiori, fino alla terza categoria, a sorteggio integrale, è un passo necessario verso quella maturità e quella riscoperta del vero senso del calcio che alle nostre latitudini è da anni smarrito. Qualche anno fa, UKCALCIO si è fatto promotore di una petizione per la riforma della Coppa Italia sul modello della FA Cup che riscosse successo, ma non arrivò ai vertici. Faremo la nostra parte, riprovandoci.

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