Domenica scorsa il Dundee FC ha battuto il Celtic in Scottish Premiership e mentre si parla del precedente di 37 anni orsono è passato invece inosservato il fatto che il Celtic era stato battuto già in casa propria nel 2001 dal Dundee FC con in panchina Ivano Bonetti. Abbiamo contattato l’allenatore dell’impresa per fargli qualche domanda.
Che effetto fa leggere che il Dundee FC ha battuto il Celtic in casa propria con lo stesso punteggio con cui la sua squadra ha vinto a Celtic Park?
E’ un bell’effetto visto che il Dundee non sta facendo un gran campionato e questo risultato può dargli entusiasmo per il resto della stagione. Certo le difficoltà maggiori si hanno con le squadre che hanno il tuo stesso livello perché contro le grandi è normale che dai tutto e di più e non hai nulla da perdere. Vedremo se ci confermeremo.
Che ricordi ha della settimana di approccio alla partita?
Noi eravamo una grande squadra e non è un caso che abbiamo vinto la partita contro un Celtic forte. Ricordo che avevano due obiettivi che erano il record dei punti che gli mancavano 1 vittoria o 1 pareggio per avere il massimo dei punti fatti in una stagione e dei goal che se ne facevano uno lo avrebbero battuto ed averli battuti 2-0 in quel momento è stato molto bello. Fra le altre cose eravamo rimasti in 10 dal 30° in poi per un’espulsione (anzi doppia espulsione perché hanno espulso anche me dalla panchina) per un fallo netto sul nostro centrale commesso da Larson e l’arbitro ha invertito la punizione dando l’espulsione a Zurab Khizanishvili sul risultato di 1 a 0 per noi. Nel secondo tempo abbiamo fatto una gran partita, abbiamo fatto il secondo goal e non c’è stata partita.
Era una squadra la mia che aveva vinto anche 2-0 contro i Rangers fuori casa, ha fatto 0-0 in casa sempre contro i Gers sbagliando due rigori, ha perso in casa contro il Celtic con un goal al 94°. Noi eravamo una squadra fortissima e giocavamo alla grande
Dopo il primo goal di Caballero come ha impostato la squadra per rispondere alla reazione dei bianco verdi?
Quando è stato ammonito Caballero (che tra l’altro ci ha lasciato per un malore, poveretto un grande giocatore, una grande persona ed un grande ragazzo) e dopo l’espulsione di Zurab Khizanishvili noi non abbiamo cambiato il nostro gioco.
Adesso si parla troppo di tattica; noi giocavamo con i principi che sono individuali. Ogni giocatore attaccava con il principio che è universale, principi di gioco ed alla perdita della palla si andava subito a riconquistarla il più presto possibile. Abbiamo continuato a giocare così anche in 10 e l’unica arma vincente è quella di difendersi attaccando. Quando hai una squadra di qualità c’è poco da fare
Quando ha capito che ormai era stata fatta la storia?
Noi eravamo una squadra che scendeva in campo per vincere. Ce ne fregava poco se ci fosse davanti a noi il Celtic o i Rangers, ogni partita la giocavamo per vincere con la mentalità giusta.
Ribadisco che eravamo una squadra di qualità e di esperienza perchè avevo costruito una squadra di parametri zero ma con giocatori del calibro di Caballero, Beto, Caniggia ed io stesso ho giocato il primo periodo poi dopo sono stato in panchina da allenatore assieme a mio fratello.
Al fischio finale quali sono state le sue emozioni e che aria si respirava nello spogliatoio?
L’aria che si respirava nello spogliatoio a fine partita è sempre stata bella e prendevamo in giro Roccati che era il nostro portiere titolare che si era bloccato con la schiena e avevamo fatto esordire un under 21 scozzese al suo debutto imbattuto. Puoi immaginare lo spettacolo che è stato.
Da notare che tutto lo stadio alla fine ci ha applaudito malgrado gli abbiamo fatto perdere i record. I tifosi scozzesi sono fantastici.
Un ricordo di Fabian Caballero?
Fabian è venuto a mancare un anno fa. Stava giocando a calcetto ed ha avuto un infarto.
Un ragazzo d’oro che ho portato io in Scozia era molto giovane all’Arsenal e poi era rientrato in Paraguay ed andai a prenderlo. Avevamo costruito una squadra giovane vincente mista e quando si infortunò presi Caniggia che aveva quasi smesso di giocare.
Era un ragazzo eccezionale ed avrebbe potuto fare una carriera maggiore di quello che ha fatto. Un attaccante fortissimo ci eravamo rivisti un circa anno prima ad un ritrovo del Dundee dove abbiamo giocato assieme ed i tifosi ci hanno fatto una festa incredibile.
Tutto ciò è incredibile era molto giovane, pazzesco.
Al rientro a Dundee com’è stato accolto? Ha qualche aneddoto da raccontarci?
Pensa che ancora oggi ci fanno la festa al rientro eravamo degli eroi. Io, mio fratello, tutto lo staff.
Mi ricordo degli aneddoti anche dei derby vinti 0-2, 3-0 in casa. Dopo un derby sono andrao in Pub a spillare birre e non c’era un centimetro di spazio per quanto era pieno. C’erano 4 spine sempre attive a cui era stato inserito il blocco iperché mettevo bicchieri a nastro e cantavamo; è stato meraviglioso.
Potrei rimettermi in gioco per il Dundee ed il Grimsby perché sono due piazze all’estero dove sono stato ed ancora oggi a volte vendono la mia maglia e quest’anno il Grimsby mi ha dedicato la seconda maglia. Posso dire che all’estero me la sono goduta alla grande.



