[CALCIO FEMMINILE] Dove il football è donna.

La nuova grande esclusiva UKCALCIO ha il nome di Matteo Portoghese, conoscitore e appassionato di calcio femminile, che seguirà per il blog il campionato di calcio delle ladies per farci immergere in un mondo sconosciuto ai più, ma ricco di fascino e sorprese.

La gioia delle ragazze del Liverpool campionesse d’Inghilterra.

di Matteo Portoghese

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Tempo fa, l’amico Alfonso
Russo mi contattò per chiedermi un pezzo sul calcio femminile.
Inglese ovviamente, perché questo non è uno scritto dedicato al
calcio tout-court, ma un tentativo di spiegare in cosa questo
mondo lontano dai riflettori sia genuinamente British, sanamente
footie.
L’idea era venuta tempo
prima al sottoscritto, nel pieno dell’innamoramento per questo lato
del calcio, e fa piacere avere l’opportunità di parlarne su un
grande sito come UK Calcio, lettura obbligata e (mi auguro)
routinaria per chiunque davvero ami qualsiasi cosa sia britannico,
qualsiasi cosa sia football.
Insomma, apro segnalando
Girls With Balls: The Secret History of Women’s Football, un
libro che è un viaggio nel non raccontato, nel poco noto e
soprattutto in ciò che sarebbe potuto essere. O ciò che sarà, se i
sogni di chi se ne sta occupando si realizzeranno: questa lettura sa
di antico, è un percorso verso il calcio che non c’è più, in
omaggio alle donne che lo hanno reso grande.
Sì, perché di donne
parliamo. Di donne e pallone, precisamente: non riesco a trovare
niente di più vero e genuino nel calcio inglese di quello femminile.
Intendiamoci, sono un tifoso del Liverpool e mi aspettano settimane
devastanti, eppure la dimensione raggiunta (sul piano economico,
sociale e mediatico) dalla Premier League è lontana secoli dal
calcio di un tempo.
In questo contesto, in un
universo dominato dal marketing e da squadre che sono marchi
globali, scoprire il calcio femminile di Sua Maestà è una vera
sorpresa, un tuffo nel passato con lo sguardo del presente. Stiamo
parlando di un ambiente di semioprofessionismo, dove solo alcune
accuratamente selezionate decine di giocatrici vivono esclusivamente
di calcio. Un mondo in crescita: tra le ragazzine inglesi sta
diventando sport mania, tanto da smentire i vecchi luoghi comuni e
inseguire i numeri di potenze assolute come Giappone, Germania, Stati
Uniti o Scandinavia.
Dietro il boom del calcio
femminile d’oltremanica, la lungimiranza di molti dirigenti e addetti
ai lavori, della criticata ma stavolta sul pezzo Football
Association, e di una donna straordinaria come Hope Powell, ct
dell’Inghilterra dal 1998 al 2013: con lei le Lionesses hanno
fatto passi da gigante, sino al 2013.
Ma tornando su, perché
il calcio femminile? È presto detto: l’Arsenal ha vinto la Champions
League 2006-2007, a Borehamwood. Avete letto bene: Meadow Park,
casa del Boreham Wood F.C., oltre che delle giovanili/riserve dei
Gunners. Quell’anno le Arsenal Ladies, infarcite di campionesse di
esperienza internazionale, portarono a casa il titolo europeo,
difendendo lo 0-1 maturato in Svezia nella gara d’andata, contro
l’Umeå IK.
Dal giorno, a proibire
all’Arsenal e le altre squadre di inglesi di tornare sul tetto
d’Europa ci hanno pensato le tedesche, che possono vantare un numero
altissimo di praticanti e una lega di altissimo profilo, insieme
all’inarrestabile Olympique Lyonnais
A questo livello
guardano, senza dubbio, i club del calcio inglese: anno dopo anno è
aumentato l’impegno nel settore femminile di compagini storiche di
Premier e Football League, che sono andate ad affiancare i Gunners
nell’impegno. È vero che l’albo d’oro del campionato è stato
sostanzialmente dominato dal club del nord di Londra, ma società
come il Birmingham City o adesso il Liverpool sono andati ad
aumentare gli investimenti, per creare un piccolo ma affezionato
zoccolo duro di fan, a suon di vittorie e grazie a una crescita ben
voluta e ben studiata.
Se passiamo alla
situazione attuale, la “piramide” di questo Women Football
ci ha messo un po’ per consolidarsi, per raggiungere lo stato
attuale. Per diverso tempo, la FA Women’s Super League (detto
in soldoni la Premier League delle donne) ha preferito sigillare il
sistema, congelare le retrocessioni per permettere di tutelare gli
investimenti. Restare nell’elite per costruire piano piano,
cementare il professionismo e il semiprofessionismo, lasciare che
piccole e grandi comunità si affezionassero ai club: mai cosa più
giusta, perché la lega è cresciuta alla distanza e ora regala agli
appassionati un campionato equilibrato e godibilissimo. Dove, certo,
i top team fanno la voce grossa, ma non senza novità al vertice,
scossoni, la storia che si scrive.
Perché in fondo, per
esempio, nel 2013 la storia è stata scritta per davvero: il
Liverpool, per la prima volta nella sua storia, ha vinto il
campionato inglese. Per la prima volta dopo 23 anni, se si allarga
il discorso al calcio maschile: la bellezza di ammirare il club della
Merseyside più in alto di tutte è anche la soddisfazione di
vedere Gerrard, Suàrez e Rodgers far visita alle ragazze per
congratularsi, in una foto di rito che (chissà) è stata anche un
augurio di successo all’intera squadra, anche alla sua divisione più
gloriosa.
I progressi fatti
registrare dal Liverpool femminile sono, in questo caso, illuminanti
e paradigmatici: la squadra ha investito cifre che comunque per un
club così grande sono un’inezia (ora lo ha fatto il Manchester
City), puntato su un allenatore valido ed esperto a questo livello
(Matt Beard, ex Chelsea), vinto il campionato. Questa è la chiave,
per un footie che cresce ma non abbandona la sua dimensione
casereccia, genuina, in qualche modo pura: è uno sport che ti
presenta alcune tra le migliori calciatrici del mondo, ma le fa
giocare in stadi e stadietti storici del calcio d un tempo, vive del
contatto e delle contaminazione tra staff, rosa e pubblico, proietta
la dimensione europea in quella di tutti i giorni.
Quest’anno, la sfida alle
Reds la lanceranno le solite Birmingham, Chelsea, Lincoln, oltre a un
Arsenal col dente avvelenato e pronto a rifarsi sotto. Nel torneo
più interessante degli ultimi anni, alla compagnia s’aggiungerà il
rinnovato Manchester City, all’esordio nella massima serie. Grazie
alla nascita della Super League 2, ci sarà vera lotta anche
per evitare di retrocedere e davvero tutte le partite saranno utili e
degne d’esser vissute.
Naturalmente, parliamo di
uno sport diverso rispetto al calcio maschile, a ritmi e velocità
più blandi, ma interessante secondo molti, sul piano tattico e non
solo: non spiegheremmo altrimenti le clamorose affluenze registrate
alle Olimpiadi per le partite della Gran Bretagna e il crescente
interesse attorno a questo mondo. Certo smaltita la sbornia olimpica
i numeri sono scesi e le difficoltà del movimento restano, ma resta
il segnale.
Come nel calcio “dei
ragazzi”, ci sono campionato, FA Cup e Coppa di Lega. Per non farsi
mancare nulla, cullare il sogno di un’Inghilterra finalmente vincente
e (ri)scoprire un calcio fatto di sacrifici e abnegazione: un
gigantesco no al calcio moderno, come amano dire in molti
Se il Liverpool di
Rodgers dovesse tornare a vincere il campionato, le ragazze di Beard
potranno dire di avercela fatta per prime.

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