[EDITORIALE] Il calcio inglese e il difficile binomio tradizione-denaro.

I recenti eventi che hanno visto protagonista l’Hull City non possono passare inosservati. Le gravissime dichiarazioni del presidente egiziano Assem Allam costituiscono lo specchio di quello che sta diventando la massima serie inglese, un tempo sinonimo di tradizione ora, invece, semplice giocattolo alla mercé del ricco di turno che pur di dar sfogo alle sue infinite risorse economiche non si cura dei sentimenti dei tifosi, nè della storia del proprio club.
In una recente intervista rilasciata alla BBC,l’uomo più ricco d’Inghilterra e maggior azionista dell’Arsenal Alisher Usmanov ha difeso a spada tratta – e non poteva essere altrimenti – gli investimenti degli stranieri nel calcio inglese: “Sono convinto che sia un fatto positivo. Chi investe nel calcio, investe anche nell’economia, perchè il calcio riveste un ruolo importante nell’economia del Regno Unito. Quindi cosa c’è di male“. Sul piano prettamente imprenditoriale, nulla. Molte economie locali hanno beneficiato (e beneficiano) del denaro immesso dagli investitori stranieri (vedi l’area di Manchester) il cui ruolo positivo, sotto questo aspetto, non può certo essere negato. Ma questo basta a giustificare decisioni che incidono in modo profondo su storia e tradizione, due pilastri fondamentali non solo del calcio, ma in generale, di ogni aspetto della cultura inglese?
Il thailandese Thaksin Shinawatra, ora in esilio, ma tornato alla ribalta per le proteste in corso nel suo Paese (il partito della premier Yingluck Shinawatra, sorella di Thaksin, ha proposto una legge di amnistia che consentirebbe all’esiliato di ritornare in patria), nel 2007 al Manchester City, è stato allontanato dalla Premier League e dalla FA per i precedenti di corruzione.
Il malaysiano Vincent Tan ha deciso di modificare i colori sociali del Cardiff preferendo allo storico blu, il rosso, che richiama la cultura del suo Paese d’origine oltre a favorire l’apertura del merchandising all’ Estremo Oriente; più recentemente il già citato Assem Allam ha dichiarato di voler modificare il nome dell’Hull City in Hull Tigers, calpestando deliberatamente una storia lunga 109 anni.
Fino a che punto, dunque, il denaro può convivere con la tradizione? Ed è davvero necessaria la presenza di personaggi che non solo non conoscono nulla del calcio inglese, ma che non rispettano il carico di sentimenti che esso trasporta, per regalare ai tifosi successi sportivi?
Forse la risposta a questi quesiti è nelle serie minori inglesi, nella non-league o nei campionati di Irlanda del Nord, Repubblica d’Irlanda e Galles (in misura minore in Scozia) dove ancora si respira un’aria genuina, ma che proprio per questo non riescono a decollare. O ancora, la risposta è nei tifosi dell’Hull City, che non si arrendono e combattono per difendere i propri ideali, i propri colori, la propria tradizione.
O forse, più semplicemente, viviamo in un tempo in cui non c’è più spazio per i sentimentalismi.

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Anonimo
Anonimo
15 Dicembre 2013 21:40

Suarez grande partita!!Che giocatore

MARK
15 Dicembre 2013 16:08

Grande calcio internazionale domani pomeriggio su Fox Sports con la partita tra Tottenham e Liverpool.Secondo me sarà un match appassionante come sempre.Poi vedremo in campo due avversari dell’Itlaia al prossimo mondiale in Brasile: Luis Suárez e Daniel Sturridge.

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