[I VOSTRI VIAGGI] Cronaca di un pomeriggio a Tynecastle.

Tre ragazzi, Alessio Vergani, Franco Clemente e Raffaele Micalizzi (autore di questo post) hanno avuto la fortuna di intraprendere un viaggio ad Edimburgo per assistere dal vivo ad una gara della loro squadra del cuore…gli Hearts impegnati nel derby contro l’Hibernian.

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Tre italiani a Edimburgo, per assistere al derby. Junk-food e pinte. Sfottò e insulti. Invasioni ed espulsioni. Lanci lunghi e tackles assassini. Insomma tutte le emozioni del buon vecchio football…

Approdiamo a Edimburgo in treno. I postumi dei bagordi del sabato sera a Newcastle si fanno sentire, ma la carica è quella giusta per assistere a Heart of Midlothian-Hibernian, uno dei derby più antichi e carichi di fascino di tutto il calcio britannico. Abbiamo i biglietti da un mese e l’attesa è finalmente finita. Lasciamo le valigie in albergo e, non avendo molto tempo a disposizione, decidiamo di prendere un taxi, che in pochi minuti ci porta a Tynecastle. Fuori dallo stadio l’atmosfera sembra tranquilla, pur trattandosi di una stracittadina. Non assistiamo a provocazioni tra le due tifoserie. Non notiamo neppure i massicci schieramenti di polizia che caratterizzano i match-day nostrani, con assembramenti di camionette ed agenti in tenuta anti-sommossa. In compenso, spicca la presenza della famosa polizia a cavallo. Vista dal vivo, incute una certa soggezione, ed immaginiamo che rappresenti un notevole disincentivo per i più facinorosi. Dopo aver acquistato il match-programme, ci mettiamo alla ricerca di un posto per mangiare un boccone: il kick-off, infatti, è in programma per le 12.45. Incautamente, la scelta ricade su un bugigattolo improbabile persino per gli standard culinari scozzesi, nel quale fanno bella mostra di sé insalate russe non meglio identificate, nonché alcune fette di prosciutto dall’aspetto assai vintage.Ingurgitati senza troppe fisime i nostri double-cheeseburger ben imburrati (!), è tempo della tradizionale birra pre-match. Pur non essendomi mai documentato sul punto, mi sembrava di ricordare che in UK vigessero severe restrizioni circa la vendita di alcolici nelle ore precedenti le partite… beh, non è il caso di Tynecastle. Proprio fuori dallo stadio, infatti, spicca il venerando Tynecastle Arms, un fantastico esempio di pub tradizionale. Moquette lurida al punto giusto, cimeli del club, freccette, avventori dal fegato marcio, cessi fetenti, ma soprattutto un’imponente sequenza di spine e birre alla pompa; tutto contribuisce a creare un’atmosfera eccezionale che ci riporta al football vecchia scuola, alle strisce di Andy Capp, insomma al cuore del calcio come fenomeno sociale e culturale di massa. La mezz’ora prima del match trascorsa al Tynecastle Arms, a mio giudizio, è valsa il prezzo dell’intera trasferta britannica. Quale momento più catartico per srotolare la nostra pezza? “From Italy with our hearts”! I tifosi sono incuriositi e partono gli applausi, le fotografie, le strette di mano. Parliamo con un supporter che ci spiega come, al di là del momento infelice per il club, la cosa più importante sia l’averne scongiurato il fallimento. Dalle sue parole capiamo quanto gli Hearts siano importanti per i tifosi e per l’intera comunità di Edimburgo.

Si è fatto tardi, e, a malincuore, lasciamo l’Arms per fiondarci all’ingresso dello stadio. La fila per i tornelli della Wheatfield Stand è molto ordinata – nulla a che vedere con le code “a imbuto” che, purtroppo, caratterizzano l’Italia. Ci siamo attardati un po’ troppo al pub e, dalla coda, sentiamo risuonare la bellissima “The Hearts Song”, che precede tutti i match casalinghi. In pochi minuti superiamo i tornelli (vecchi, in ferro verniciato di rosso, altro dettaglio che ci riporta ad altre epoche).
L’impatto con lo stadio è eccezionale. La struttura è vecchia, interamente coperta, con le tribune praticamente attaccate al campo, il che contribuisce non poco a creare un effetto sonoro tipo “catino”. Credo che un calciatore, dal prato, senta i 15.000 del Tynecastle più degli ipotetici 50.000 di un impianto all’italiana, con pista d’atletica e curva scoperte. Noi siamo in seconda fila, a circa 5 metri dalla linea laterale. Impressionante. Saranno passati sì e no un paio di minuti dal nostro ingresso in tribuna, e gli Hearts mettono subito in chiaro le cose: oggi non si passa. Lancio lungo per Stevenson in area, precisa sponda per Carrick – solo un omonimo del centrocampista dei Red Devils – e goal. Delirio a Tynecastle. Abbiamo modo di notare che i tifosi di casa più accesi non sono sistemati, come ci si aspetterebbe, in “curva” (la Gorgie Family Stand), bensì nella nostra tribuna (Wheatfield Stand), nei settori più vicini alla “curva ospiti”. Passati subito in vantaggio, i maroons amministrano il risultato senza troppi problemi, nel contesto – occorre dirlo – di una pochezza tecnico-tattica imbarazzante, da entrambe le parti. Difesa in linea, fuorigioco, cambi di gioco, verticalizzazioni, fraseggio, triangolazioni: tutti concetti apparentemente ignoti a queste latitudini. È un calcio primitivo, dove chi è in possesso di palla si limita a lanciarla subito in avanti, oppure a tentare percussioni personali, rischiando ogni volta la tibia. L’unico elemento dotato di buona tecnica individuale sembra essere l’esterno destro degli Hibs, col numero 22; non a caso, verrà sostituito anzitempo, non per scelta tecnica, credo, ma per il cospicuo numero di calci, spintoni e gomitate ricevute. L’aspetto positivo, per contro, è costituito dallo straordinario fair-play dei giocatori. Qui la
correttezza non si manifesta nelle stucchevoli scenette del pallone calciato platealmente fuori appena un avversario è a terra. Più semplicemente, in Scozia i giocatori non sono mai a terra: in 90 minuti più recupero gli interventi al limite sono stati molti, ma nessuno è mai rotolato sull’erba, nessuno ha urlato, nessuno si è messo le mani in volto, nessuno ha protestato nei confronti dell’arbitro. Tutto questo in un derby. Impensabile da noi e, credo, in molti altri paesi. Alcuni episodi, comunque, contribuiscono ad insaporire la partita. In primis, l’invasione solitaria di un tifoso degli Hibs; non uno streaker, ma un esagitato apparentemente intenzionato ad aggredire il portiere avversario. In secondo luogo, l’annullamento del goal del possibile pareggio per (assai dubbio) fuorigioco. Ancora, l’espulsione di un difensore in maglia verde. Last but not least, nel recupero, in 2-0 in contropiede dei nostri. “No fuckin’ party” cantano i tifosi. Nessuna festa per gli Hibs. Speravano di gioire per la
retrocessione dei rivali proprio nel derby, escono da Tynecastle sbeffeggiati ancora una volta. E
usciamo dallo stadio anche noi, sventolando orgogliosamente lo stendardo maroon e ricevendo gli
applausi dei tifosi. Sono le ultime emozioni di uno straordinario pomeriggio di calcio british. E, personalmente, spero sia solo il primo di una lunga serie.

“Follow the Hearts and you can’t go wrong…”


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