Gianluca Vialli: il ricordo di un appassionato.

 Un ricordo personale di Gianluca Vialli

 

Ho riflettuto molto sull’opportunità e la necessità di scrivere alcune righe in ricordo di Gianluca Vialli

Sebbene non sia particolarmente avvezzo a questo tipo di celebrazioni – perchè ritengo che il ricordo sia un qualcosa di strettamente privato e personale – ho pensato però che fosse doveroso salutare in questo modo uno dei pezzi della mia infanzia.

Cosa è stato per me Gianluca Vialli?

Insieme a Roberto di Matteo e Fabrizio Ravanelli, Gianluca Vialli ha rappresentato per me uno dei motivi che mi hanno avvicinato al calcio inglese. Quando lasciò la Juventus per andare al Chelsea fui subito curioso di conoscere quel mondo e provare a capire le ragioni che potessero spingere un calciatore italiano ad andare a giocare in Inghilterra.

La mia prima partita

E proprio Vialli fu uno dei protagonisti della mia prima partita. 17 maggio 1997:  finale di FA Cup tra il Chelsea e il Middlesbrough – vinta dai Blues – complice anche quelo goal di di Matteo siglato pochi secondi dopo l’inizio della gara. Vialli entrò verso la fine. Da quel giorno restai folgorato da quell’atmosfera.

Allenatore e Giocatore?

Il doppio ruolo che Vialli rivestì al Chelsea, quello di player/manager, mi ha sempre incuriosito e non nascondo che in quegli anni non mi riusciva di prenderlo sul serio. Anche perchè associavo questo doppio ruolo ai videogames manageriali di cui ero ghiotto a quei tempi.

Quell’intervista e il ruolo in TV

Ricordo un’intervista di Vialli in cui –  riferendosi alla squadra – utilizzò un verbo il cui significato era per me sconosciuto: to improve. “Migliorare”. Mi stavo avvicinando allo studio della lingua da poco tempo: quella fu una delle prime parole che abbia imparato.

E ricordo bene Vialli quando approdò a Sky. Le sue analisi obiettive, imparziali, chiare. Credo che il suo merito sia stato quello di portare l’approccio della tv all’inglese in una emittente italiana. 

E ancora mi meraviglio di come alcuni sportivi abbiano una tale personalità ed un tale carisma da diventare delle vere e proprie persone di famiglia.

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