[ESCLUSIVA!] Intervista a Paulo Sousa – PARTE SECONDA –

Per la prima parte dell’intervista, clicca qui

Nella seconda e conclusiva parte dell’intervista con Paulo Sousa, l’allenatore del Leicester parla delle stagioni in Italia, delle due Coppe Campioni vinte in due anni e dell’esperienza di allenatore.




Dopo il salto di qualità in Portogallo e dopo essersi affermato al Benfica e allo Sporting Lisbona come  centrocampista creativo dall’ampia visione di gioco, Paulo inizia ad essere osservato dai grandi clubs d’Europa. Nel 1994 il gigante italiano Juventus portò il 23enne Sousa a Torino.


La pressione era molto forte, perchè “La Vecchia Signora” non vinceva un titolo dal 1986, ma l’allenatore Marcello Lippi stava creando una squadra di grandi campioni e Paulo fu un’aggiunta determinante. Sousa ci spiega come sia stato proprio il successo avuto in Italia a giustificare la sua scelta di intraprendere la carriera di calciatore.




“Dopo nove anni senza uno Scudetto, vincere nel 1995 sarebbe stato importante e tutti scelsero me come miglior giocatore dell’anno. Questo mi rese orgoglioso, ma più di questo, rafforzò la volontà che avevo fatto a 15 anni di diventare un giocatore di calcio. Ho individuato i fattori di cui avevo bisogno per essere uno dei migliori. Prima di tutto, andare alla Juventus, una squadra importante, con giocatori importanti che giocava in un campionato prestigioso in cui lottava sempre per un posto in vetta. Questo mi fece crescere rapidamente: essere competitivo.”




Dopo aver vinto la Serie A, Sousa si concentrò sulla Coppa dei Campioni che la Juventus aveva vinto nel 1985. Una vittoria annebbiata dalla morte di 39 tifosi Juventini nello Stadio Heysel. Paulo ci spiega come la vittoria di quel trofeo abbia permesso di curare quei ricordi dolorosi.




“Le due Coppe dei Campioni sono sempre un ricordo importante per me. Quella con la Juventus è stata la prima dopo quella del 1985 epiena di brutti ricordi per tutti: fatti che vorresti non accadessero mai nel calcio. Tutti noi volevamo bruciare quei ricordi e lo si poteva fare solo vincendo e lo facemmo contro una squadra importante come l’Ajax che aveva vinto tutto per 5 anni con un dream-team.”




Dopo due stagioni vincenti a Torino, Paulo passa al Borussia Dortmund, chiudendo la stagione con la vittoria di un’altra Coppa dei Campioni.




“La vittoria con il Borussia in finale contro la Juventus mi ha dato molta soddisfazione perchè venivo da un brutto infortunio. Tutti mi dicevano che probabilmente non avrei potuto più giocare. Alcuni dottori invece erano più ottimisti dicendo che avrei potuto giocare, ma non sarei stato quello di prima. Ho dovuto lavorare molto per raggiungere quel traguardo. Come persona e, ora, come allenatore, sono sempre molto positivo e penso sempre con fiducia. Questo mi ha permesso di recuperare presto e di raggiungere alti livelli, uno dei quali è stata la vittoria a Monaco.”




Prima di andare in Germania, Sousa ha giocato anche in Inghilterra, con l’Arsenal.




“Prima di prendere la decisione di andare a Dortmund, l’Arsenal era il club più interessato a me. Scelsi il Dortmund perchè avevo giocato contro di loro due volte quando ero alla Juventus, una volta in Coppa Uefa ed una volta in Champions League. Mi resi conto che era un’ottima squadra con buoni giocatori che avevano la possibilità di migliorare ancora, come me. L’Arsenal faceva un gioco che non si addiceva alle mie caratteristiche e per questo scelsi il Dortmund.”




Nella sua carriera Paulo ha giocato con grandi campioni: Alessandro Del Piero, Rui Costa e Andreas Moller, ma l’abilità e l’impegno e l’abilità di uno in particolare sono degni di nota.




“Il giocatore migliore tecnicamente con cui ho giocato è stato senza dubbio Roberto Baggio. A livello tecnico, nessuno può essere paragonato a lui. mi ha aiutato a capire tutto quando sono arrivato alla Juventus a 23 anni. Roberto Baggio è stato un grande eroe per tutti, non solo in Italia ma ovunque e vedere tutto ciò in lui è stato grandioso.”


“Dopo averlo conosciuto ho iniziato a fare tutto bene perchè vedere un giocatore che dopo la sessione di allenamento, si ferma altri 20 minuti per migliorare la sua tecnica è fantastico. E’ qualcosa che vorrei veder fare ai miei giocatori perchè significherebbe dedicarsi esclusivamente al gioco e alla propria carriera.”




Sousa vuole che i suoi giocatori si concentrino sempre più per migliorarsi continuamente.




“E’ molto più che una questione di soldi. Credo che la cosa più bella per un allenatore sia vedere che ha il 90% della squadra concentrato sulla partita e pronto a sacrificarsi. E’ facile dimenticare ciò che è essenziale quando hai i soldi. E’ essenziale fare molti sacrifici fuori dal campo per essere professionali, mangiare bene, riposarsi bene e concentrarsi su ogni cosa. Questo vuole un manager dalla propria squadra.”




Dopo aver appeso le scarpe al chiodo, Paulo ha lasciato per un po’ il calcio. Ma il campo gli mancava troppo, così ha collaborato con la nazionale portoghese. Quello che gli mancava, però, era un coinvolgimento quotidiano con la squadra e per questo ha preso la decisione di intraprendere la carriera di allenatore in Inghilterra.




“E’ stato proprio come mi aspettavo e sono felice di lavorare in Inghilterra perchè puoi sentire la passione e l’emozione ovunque: nell’allenamento, nelle partite, negli stadi. Vediamo ovunque gente appassionata di calcio e questo è qualcosa di cui in Inghilterra bisogna essere orgogliosi.”




Con il Leicester non ha avuto un buon inizio, nonostante la squadra esprima un ottimo calcio.




“Non è mai facile all’inizio, specialmente perchè non sono stato io a creare questa squadra ed è per questo che ho bisogno di più tempo di quanto credessi. Ho letto molto riguardo la squadra e i fans e capisco quanto sia grande questo club. La passione dei tifosi è molto forte e quando inizieranno a sentire e riconoscere il progetto potranno essere più forti ed aiutarci ancora di più.”




A 40 anni, Paulo può essere considerato ancora un giovane allenatore.




“Penso che allenare la nazionale sia qualcosa che può arrivare solo alla fine della mia carriera. All’inizio ho preso la decisione di allenare le squadre di club ed è questo che voglio fare per molto tempo. Prima di tutto, voglio raggiungere il successo col Leicester. Penso di avere molti obiettivi da raggiungere qui e li raggiungerò.”

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